Nasce nel 1800 da un’antica e nobile famiglia che già nel XV secolo faceva parte del Maggior Consiglio della Magnifica Comunità Atestina.
Viene educato nelle lettere e nella filosofia da monsignor Nicolò Scarabello, professore del seminario di Padova.
Nel 1824 viene eletto consigliere del municipio atestino e l’anno seguente entra a far parte della deputazione comunale, cioè del “corpo” dei tre deputati a cui era affidata l’amministrazione civica. In uno dei primi atti della sua attività pubblica presenta all’imperatore Francesco I d’Austria una supplica con cui nel 1829 ottiene la “sovrana risoluzione” che innalza il comune di Este “al rango di città con congregazione municipale“. Durante l’anno successivo ottiene anche la legittimazione dell’antico stemma municipale.
Questo suo successo diplomatico porta grandi benefici alla città di Este, in particolare nel campo dell’istruzione che presenta in quegli anni gravi carenze. Fracanzani riesce a potenziare le scuole elementari e a trasferire ad Este il celebre collegio istituito dal cardinale Gragorio Barbarigo al Tresto, trasformandolo nel 1834 in casa privata di educazione e due anni dopo in Pubblico Ginnasio Parificato.
Il suo principale merito è l’istituzione del Museo Civico Lapidario, primo nucleo dell’attuale museo, e la scelta della sede museale nell’oratorio di Santa Maria dei Battuti all’interno del convento di San Francesco.
I meriti di Fracanzani gli fruttarono la nomina onorifica a “Imperial Regio Scudiere” nel 1837 e la designazione a deputato della congregazione centrale come rappresentante degli “estimati non nobili” della provincia di Padova.
Si trasferisce a Venezia dove muore all’età di sessant’anni nel 1860.
Prosdocimi era un giovane professore che partecipava attivamente alla vita culturale della città. Era nato ad Este nel 1843 e nel 1859, a soli 16 anni (ma ne aveva dichiarati 18) si arruola come volontario nell’esercito piemontese e viene iscritto al quarantesimo Reggimento della Brigata Bologna. Viene rimpatriato nel 1861.
In un abbozzo di curriculum manoscritto e incompiuto si legge che “…aprì una scuola ginnasiale privata nella quale gratuitamente istruì poveri giovani di povere famiglie…Nel 1864…il Prosdocimi istituì a mantenimento dell’ordine una guardia cittadina…Nominato ufficiale della Guardia Nazionale attese alla disciplina e alla istruzione dei militi…“.
Dopo aver frequentato il Ginnasio del seminario di Padova nel 1865 ottiene il diploma di professore di letteratura italiana, storia e geografia che gli viene riconosciuto dal Consiglio Superiore dell’Istruzione Pubblica nel 1871. Insegna lettere e tedesco nelle scuole di Este e poi anche in quelle tecniche di Oderzo ed Este.
Per molti anni è segretario del Gabinetto di Lettura, la nobile istituzione di stampo progressista che era nata negli anni in cui era podestà Fracanzani e ne riordina la ricca biblioteca.
Nel 1874 viene nominato conservatore del Civico Museo Lapidario e nel 1875 fa collocare in museo una lapide in onore di Gasparini, suo predecessore.
Nel 1880 è nominato socio corrispondente dell’Imperiale Istituto Archeologico Germanico, come prestigioso riconoscimento della sua attività, ed entra a far parte della Commissione di Patronato del Museo.
Nel 1887 viene nominato vicedirettore nei Musei e Gallerie Nazionali e nel 1893 subentra a Giacomo Pietrogrande nell’incarico di ispettore onorario ai Monumenti e agli Scavi.
Dal 1907 circa Prosdocimi, pur ancora in giovane età, è stanco e ammalato e sempre più frequentemente passa lunghi periodi di congedo nella casa di Gaiarine, nel Trevigiano. Lascia il museo nel 1909 e muore a Gaiarine il 6 luglio del 1911.
Nato a Badia Polesine, studia a Bologna laureandosi con Carducci con una tesi di argomento dantesco. Passato all’archeologia con Edoardo Brizio e ammesso alla Scuola Italiana di Archeologia approfondisce la sua specializzazione a Roma e in Grecia.
Assunto come ispettore nel 1881 nell’Amministrazione delle Antichità e Belle Arti presso la Galleria degli Uffizi, subito viene inviato dal Ministero in varie regioni d’Italia per sopralluoghi e missioni scientifiche, prima a Tarquinia dove stavano venendo alla luce i primi complessi di tombe villanoviane, quindi a Padova per gli scavi dell’anfiteatro.
Nel 1882 è incaricato di prendere in esame le nuove realtà archeologiche emerse nel Veneto, tra cui anche le nuove scoperte fatte da Prosdocimi. Così nell’agosto dello stesso anno Ghirardini visita il museo, programmando la pubblicazione delle antichità Baratella e delle iscrizioni degli ossuari della tomba Benvenuti, detta tomba dei Titini.
Nel 1886 viene nominato professore all’università di Pisa e lì trasferisce la sua residenza, tornando regolarmente durante le vacanze estive nella sua terra natale e continuando a seguire i problemi dell’archeologia veneta.
Nel 1895 Ghirardini viene incaricato ufficialmente dal ministero di recarsi in missione a Este per contribuire, assieme a Prosdocimi, all’ordinamento delle collezioni nella nuova sede del museo.
Nel 1899 viene chiamato come professore di archeologia all’Università di Padova e nel 1900 è nominato anche soprintendente alla nuova Soprintendenza ai Musei e agli Scavi del Veneto.
Nel 1902 presiede in veste di soprintendente all’inaugurazione della nuova sede a palazzo Mocenigo del Museo Nazionale Atestino.
Nel 1907, alla morte di Brizio, viene chiamato a ricoprire la cattedra di archeologia all’università di Bologna ma continua a mantenere fitti rapporti con il museo di Este.
Nel 1914 lascia la Soprintendenza e muore nel 1920, dopo aver dedicato i suoi ultimi anni all’archeologia bolognese.
Nasce a Padova nel 1882. Nonostante la sua laurea in giurisprudenza decide di assecondare la sua passione per il disegno e la pittura, studiando a Monaco e a Venezia. Contemporaneamente si appassiona sempre di più all’archeologia e alla storia dell’arte.
Dopo la perdita dei genitori vive alcuni anni tra Teolo e Cà Borin, poi tra Este e Calaone, infine si trasferisce ad Arquà dove viene nominato conservatore della casa del Petrarca e ispettore onorario ai monumenti e agli scavi.
Fu un grande amante dei Colli Euganei, che cercò di difendere con tenacia dalla minaccia dell’estendersi delle cave di trachite.
Nel 1922 il soprintendente Gino Fogolari incarica Callegari della direzione del museo.
Nel 1931 viene pubblicata la sua Guida dei Colli Euganei, che ottiene un grande successo e può essere considerata ancora oggi un importante strumento di conoscenza. Lo stesso anno esce Le ville del Brenta e degli Euganei, che attirava l’attenzione sul problema del loro decadimento.
È direttore del Museo Provinciale di Torcello e riordina il museo di Belluno.
La carriera di Callegari sarà sempre ostacolata dalla mancanza di un titolo specifico. Nel 1925 viene nominato custode straordinario, ma la sua grande cultura e la sua instancabile attività compensano, con un riconoscimento da parte di tutti coloro che lavorano al suo fianco, la carriera che non gli viene concessa.
Segue molti scavi importanti, tra cui quello dello scolo di Lozzo del 1929, ma in particolare è suo il merito di due acquisizioni fatte dal museo: nel 1925 viene acquisito il famoso medaglione aureo di Augusto, cioè uno dei tre esemplari giunti a noi dal mondo antico, e nel 1936 vengono donate ceramiche del 1500 e del 1600, per lo più brocche in maiolica con lo stemma dei monaci camaldolesi o con il monogramma SM.
Dal 1932 al 1934 e dal 1939 al 1940 Callegari è segretario del Fascio Atestino, anche se non si dedicherà mai pienamente alla politica.
Muore ad Arquà nel 1947.
Alla morte di Callegari nella direzione del museo succede Giulia Fogolari, che dal 1939 era l’unica ispettrice della Soprintendenza alle antichità delle venezie.
Tra gli anni cinquanta e sessanta opera in tutto il territorio veneto (ad esempio Adria, Montebelluna, Mel, Aquileia) e segue moltissimi scavi in quello atestino.
Nel 1957 cura una nuova edizione della guida del museo.
Nel 1963 la Fogolari diviene soprintendente e affida l’incarico della direzione del museo di Este a Maria Luisa Rinaldi, giovane ispettore della soprintendenza.
Nel 1965, quando Maria Luisa Rinaldi deve lasciare Este per trasferirsi a Roma, la Fogolari nomina direttrice del museo Anna Maria Chieco Bianchi. Lo stesso anno pubblica su “Studi Etruschi” uno studio di puntualizzazione cronologica delle fasi centrali della cultura atestina.
Parallelamente al lavoro di soprintendente, Giulia Fogolari è docente universitaria a Padova e si dedica ad un’intensa attività editoriale con importanti pubblicazioni sul Veneto preromano.
Nel 1978 lascia la soprintendenza per dedicarsi esclusivamente all’insegnamento universitario e agli studi di protostoria veneta. La passione per lo studio dei Veneti antichi la accompagnerà fino alla morte, avvenuta il 12 gennaio 2001.